martedì 29 settembre 2009

come siamo messi...sempre peggio

Leggo stentando a crederci se non fosse per l'autorità che denuncia l'accaduto che la colpisce tra l'altro in prima persona, che Loredana Lipperini è stata querelata.
Forse allora questa volta ha esagerato, è andata oltre le righe, c'è andata giù pesante!...Macchè la Lipperini ha semplicemente recensito un libro, l'ultimo libro di Lucarelli sulle navi dei veleni e come fa da molto tempo ha voluto condividere con i lettori del suo blog la presentazione del libro...risultato una querela dagli armatori della Jolly Rosso, citati nel libro di Carlo Lucarelli...io non vorrei scrivere altro, perchè ritengo che tutto parli già da se'...non so se Lucarelli stesso abbia ricevuto anche lui una querela ma se così non fosse mi sembra che ancora una volta si è andati a colpire il soggetto più debole, o quello che all'apparenza così sembra, una donna, oltre che una libertà sancita dai più alti codici dei diritti umani, la libertà d'espressione.
Peggio per loro, però, perchè questa volta hanno mirato male il bersaglio purtroppo per loro hanno preso di mira un soggetto tutt'altro che debole, hanno "beccato" una donna con la "D" maiuscola, con una capacità di discernimento e di comunicazione immensamente superiore alla loro capacità vigliacca di rifarsi su chi ritengono più facilmente colpibile.
A Loredana va tutta la mia solidarietà di donna e di chi segue con ammirazione il suo lavoro.

mercoledì 23 settembre 2009

Come siamo messi

Metto questo Post per raccogliere un appello che ormai in rete è diffuso ma dato il tema non è un male se continua a girare...
La questione ruota intorno ad un noto programma tv, della terza rete rai, condotto da un'eccellente giornalista che si accompagna ad altrettanti professionisti, conducendo inchieste scomode, troppo scomode forse visto che per il presente anno, per la prima volta in italia, ancora una volta regina dei record negativi, ai giornalisti del programma non è stata rinnnovata l'assicurazione. Incredibile quanto nel nostro paese si possa pensare e purtroppo poi anche agire facendo le cose più assurde ingiuste e inconcepibili in maniera così tranquilla da farle passare in sordina e all'occorrenza come una cosa normale.
Ma siccome normale non è bisogna parlarne e diffondere per sollevare una propria idea critica sulle vicende poichè per citare per l'appunto la presentatrice del programma: "In questo paese ministri e imprenditori parlano solo con i giornalisti amici. Eppure usano spesso la parola "libertà". Ma se ti prendi la libertà di critica, ti trascinano in tribunale." Milena Gabanelli

sabato 5 settembre 2009

La "naturale" civiltà


Il rapporto tra natura e uomo è un rapporto ancestrale, i più importanti pensatori di tutte le epoche concordano nel dire che l'uomo in natura era un selvaggio senza regole che in nome della propria sopravvivenza uccideva e sacrificava i suoi simili. Uno per tutti Hobbes e il suo "homo homini lupus" nonchè "homo mulieribus lupus" tanto per non escludere anche le donne che da sempre seppur indirettamente hanno partecipato e hanno fatto parte della vita "umana".
E spesso ho sentito accostare il concetto di "natura" alla donna, professando, altri per lei, la sua naturale propensione a fare o ad appartenere ora a questo ora a quello.
Le semantiche femministe vedono anch'esse coloro che professano una "naturalezza" della donna vuoi come richiamo quasi new age vuoi come istintualità più genuina dei bisogni e delle sensazioni delle donne e soprattutto della loro libera esternazione e messa in pratica.
E' inutile dire quale è stato e quanto attuale sia anche oggi il più naturale dei temi legato alle donne: "la maternità", oggetto di riflessioni per antonomasia.
Su questo tema quindi si potrebbe dire e scrivere per ore partendo dai tempi ancestrali, tali a cui risale la dialettica sulla maternità della e nella donna, salvo poi dissertarne gli uomini per le donne stesse ma qui non voglio parlare di quanti hanno detto e deciso in nome delle donne ma riprendendo e soffermandomi sul binomio-assioma della naturalità/maternità parlerò dell'esperienza di questa estate che mi ha lasciato perplessa a dir poco e ha scatenato questa riflessione.
Come si può in nome della "natura" far passare giorni, ore interminabili ad una mamma con in grembo il suo bambino perso? E' quello che è accaduto a mia cugina quando prima di effettuare la miocentesi i medici si sono accorti che il battito cardiaco del piccolo non era più presente e così come una delle cose più naturali, come si potrebbe chiedere più zucchero nel tè, le hanno detto che aveva perso il bambino che portava in grembo da 2 mesi e che l'ultima volta che aveva visto in ecografia qualche settimana prima era più o meno grande come un fagiolino.
Ora queste sono cose che succedono ovvio e ne accadono anche di peggiori, sono quelle cose per cui nessuno può fare nulla, accadono e basta ogni spiegazione, valutazione, responsabilità è demandata a livelli superiori ai quali possiamo solo appellarci, senza sperare di avere una qualche risposta.
Quello che invece è di nostra competenza e per nostra intendo dell'umanità, è quando ad una persona, nella fattispecie una mamma, le si comunica che ha perso il proprio bambino e che deve tornare a casa ad aspettare qualche giorno per favorire un aborto "naturale" che se e solo se non avviene poi sarà allora effettuato in ospedale.
Allora io mi chiedo cosa sia naturale e in nome di quale "naturalezza" si può agire senza il rispetto verso la persona. In natura, se ci riferiamo a quella vera, quella degli animali, dove pure si verificheranno situazioni simili, non c'è la possibilità di poter essere sostenuti, aiutati e seppur in natura, quella animale, non esistono atteggiamenti e comportamenti fini a loro stessi, mentre l'uomo è capace di gesti efferati verso i propri simili completamente intenzionali, gli animali non hanno altra scelta se perdono il cucciolo che stavano "covando", devono sì aspettare che la natura faccia il suo corso. Premesso poi che non sappiamo noi cosa una femmina animale se potesse scegliere, opterebbe e che comunque il lutto e il rammarico per esso esiste anche nel mondo animale, "naturale", non vedo allora perchè avendo la scelta non possiamo usufruirne liberamente in nome della "naturalità".
Perchè noi esseri umani, che siamo o dovremmo essere nella scala animalequello più evoluto, quando ci fa più comodo ci rifacciamo a concetti credendo di alleviare la nostra esistenza e che invece proprio perchè a mio avviso ne vanno contro, ce la complicano? Non rispettando un aspetto che fa parte dell'essere umano, la sensibilità, che può appartenere a livelli maggiori o minori ma che interessa ognuno di noi.
Mi viene anche il dubbio che comportamenti simili siano adottati in nome di una scienza, quella medica, che spera di essere più "professionale", più paradossalmente "razionale".
A voi le vostre riflessioni, le mie le avete appena lette.