domenica 25 maggio 2008

E piacque a...


Eccomi qui dopo non so neanche io quanto tempo, tanto, anche troppo senza farmi più sentire.

In queste settimane sono cambiate molte cose, il nuovo lavoro "istituzionale" è cominciato, le cose vanno abbastanza bene e non intendo affatto lamentarmi perché è un buon posto sia come retribuzione che come orari ma chiaramente c'è comunque un MA.

Sarò indubbiamente io senza neanche l'ombra di dubbio che non sono fatta per le aziende è più forte di me ma io il lavoro preferisco viverlo asetticamente se è qualcosa che non mi appartiene più di tanto. Non fraintendete ma quello che stona le mie giornate è dover passare il tempo con persone che vivono per l'azienda e si aspettano da te questo coinvolgimento e sarò io l'aliena ma per me non è così la mai vita non appartiene loro e anzi fuori di lì è sopra le righe ed è per questo che in settimana tengo a non mischiare le cose; se sapessero che studio danza orientale, che ascolto musica araba, che il mio piatto preferito è il cous cous, che sto arredando la mia casa con mobili algerini, che il mio compagno è un musicista penso che troverebbero tutto questo eccentrico e strano. Invece da impiegata modello vado fin troppo bene, lavoro troppo velocemente tanto da mettere in cattiva luce quelli che stanno lì da una vita e non fanno un cavolo accumulando pratiche che poi smaltirò io, sono quella che va sempre in pantaloni e maglietta, struccata e con gli occhiali per poi arrivare a casa e mettersi le lenti a contatto truccarsi e vestirsi un po' più femminile. Magari anzi sono fin troppo austera, magari gradirebbero un po' di femminilità in più, sicuramente ma francamente alle 6 del mattino proprio non ci tengo a farmi bella per loro, e visto che devo andare lì a lavorare non ritengo di dover essere tutta in tiro come la maggior parte di loro fanno.

Un po' questa situazione mi diverte, essere una "Diana Prince"...in ufficio occhialoni, e capelli legati e poi uscita...grandi anelli, collane etniche, gonnellone, tacchi, insomma un'altra persona!.




Se solo sapessero....ma magari anche no!. ;)


venerdì 2 maggio 2008

Il primo di una serie

Ritratto di giovane romana (Dorotea)
(1513, Sebastiano del Piombo)


Ieri 1 maggio ho passato la giornata a spasso per Roma, ho riscoperto questa città natia che però in realtà tendo spesso a trascurare; così ho scoperto angoli nascosti, vicoli che si aprono su cortili arcati, piazzette pittoresche che un tempo chissà hanno ospitato i romani veraci quelli che andavano in giro vestiti alla Rugantino per capirci, me li sono immaginati con le loro bisacce a camminare tortuosamente sulle strade di sampietrini e le donne più anziane sedute sulle sedie agli angoli delle case con intorno ogni tanto un rumore di zoccoli sulle strade di pietra di qualche spaurita carrozza di un aristocratico benestante.
Ho ripercorso il tragitto che faccio tutte le mattine per andare a lavoro ma ho avuto il tempo di guardarlo.

Arrivata a Largo Argentina mi sono poi infilata alla mostra di Sebastiano del Piombo a Palazzo Venezia, che consiglio se vi piace il genere ma anche no perché obiettivamente un talento simile è comunque da ammirare.

La mostra si snoda in 5 sale più o meno e i quadri presenti sono significativi, l'apertura è affidata ai primi quadri quando ancora Sebastiano Luciani viveva a Venezia dove incontrò il suo mecenate, il Duca Chigi che lo volle condurre a Roma affascinato almeno inizialmente dalla sua eloquenza e dalle sue doti di musico; qui a Roma grazie al suo mentore si introduce nel giro dei pittori più famosi come Raffaello di cui sarà il rivale e di Michelangelo con cui stingerà un'amicizia indissolubile che li vedrà collaborare in diversi quadri; da lui Sebastiano riuscirà a fondere i colori della scuola veneziana alla precisione grafica della scuola toscana in un risultato grandioso in quadri come la rappresentazione della Sacra Famiglia in un paesaggio;
la particolarità di questo pittore è stata anche quella di saper fondere nella tecnica italiana la mimica delle figure rivoluzionando la staticità delle figure nei quadri come nella Pala di San Crisostomo in cui la prospettiva non è più frontale ma spostata sulla sinistra con il Santo che legge e le figure di donne che guardano lo spettatore non senza celare simboliche gestualità salvifiche.

La mostra affronta quindi la crescita artistica di Sebastiano inquadrandolo nella sua epoca storica, e infatti non credo sia un caso se sia stata fatta proprio a Palazzo Venezia sede del Papato dell'epoca e del suo committente più importante Papa Clemente VII e Papa Paolo III di cui ha lasciato ritratti degni di essere visti.

Ma la sua grandezza si vede anche dall'influenza che ha avuto sugli altri pittori, soprattutto spagnoli, che hanno a volte anche ripreso suoi quadri cercando di reinterpretarli (lasciatemi dire però con scarso successo se confrontati con l'originale) infatti soprattutto in Spagna, Sebastiano sarà molto conosciuto e amato da vari committenti che faranno sì che la sua fama sarà apprezzata perfino dal Velazquez.

Bellissimi anche i ritratti, ne scelgo solo alcuni:

La Vergine Saggia












Il ritratto di Andrea Doria


Per chi non potrà andarci ecco un riassunto esaustivo dei quadri presenti all'esposizione ma ovviamente dal vivo, per dimensioni e anche grazie all'allestimento di Luca Ronconi sono un'altra cosa:




Ultima curiosità è noto come Sebastiano del Piombo perché durante l'assedio dei Lanzichenetti a Roma nel 1527 fu l'unico artista importante a non abbandonare il Papa rifugiatosi a fatica a Castel Sant'Angelo che per ringraziarlo, alla fine dei disagi, lo nominò curatore dei piombi papali una delle mansioni di maggior prestigio obbligandolo però a farsi prete una scelta però che forse non fu tale visto che dall'esperienza del sacco di Roma Sebastiano rimase molto turbato fino a diventare molto chiuso in se' e questo lo si nota proprio dall'ultimo periodo dei suoi quadri improntati solamente ai temi sacri, alla sofferenza e soprattutto al modo intimistico con cui usa la luce e le ombre (d'altronde è stato allievo del Giorgione) da cui traspare tutto il suo stato d'animo che segnerà l'ultimo tratto della sua vita mortale.